Articolo pubblicato su “Soldatini” numero 62
Nel 1478 dopo la congiura dei Pazzi, con la morte di Giuliano de’Medici e la crudele vendetta del fratello Lorenzo il Magnifico, la situazione politica italiana precipita. Il papa Sisto IV che, causa le sue mire di conquista sulla Toscana, ha sostenuto i congiurati dichiara guerra a Firenze coinvolgendo pure il re di Napoli Ferdinando I e le città di Siena, Lucca e Urbino. I fiorentini, benché aiutati da Venezia e Milano, si trovano coinvolti in una sfortunata guerra che culminerà con la sconfitta di Poggio Imperiale.
All’alba del 7 settembre 1479 le truppe della Chiesa condotte da Alfonso, duca di Calabria e da Federico da Montefeltro, assaltano di sorpresa il campo fiorentino di Poggio Imperiale. Racconta lo storico Scipione Ammirato nelle “Istorie Fiorentine” che: “.. non succedette mai rotta più vilmente di questa” e in meno di un’ora l’esercito di Firenze è messo in fuga. Solo pochi combattono e “..furon fatti prigioni”, tra questi “..Galeotto Pico signor della Mirandola, Giovanni Antonio Scariotto e Niccolò Secco tutti e tre condottieri de’ veneziani, Ridolfo Gonzaga e Niccolò Correggio condottieri del duca di Ferrara”. Sono presi pure 150 uomini d’arme, il campo con i viveri, i cannoni, le munizioni e i bagagli. Tra i fuggitivi il comandante Costanzo Sforza che: “..mentre dal signor di Piombino era seguitato, con felice avventura fece prigione colui che il seguitava”, salvando lo stendardo della repubblica che è in suo possesso.
Questa battaglia e, in novembre, la caduta di Colle Val d’Elsa, aprono la strada di Firenze all’esercito della Chiesa. Ma Lorenzo il Magnifico, approfittando di una tregua di tre mesi, si reca personalmente a Napoli e grazie alla sua abilità diplomatica distacca il re Ferdinando dalla lega con il papa. L’anno dopo Sisto IV, rimasto solo, offre la pace a Firenze.
I disegni delle tavole seguenti sono tratte dall’affresco della “battaglia di Poggio Imperiale” del Palazzo Pubblico di Siena e dalla “Presa di Colle” gabella n. 39 dell’Archivio Storico di Siena.
Tav.1 – Cavaliere Sforzesco
Porta un’armatura della fine del 15° secolo tratta dalle armature conservate nel monastero di Santa Maria delle Grazie di Mantova. La barda del cavallo è decorata con gli emblemi del comandante Costanzo Sforza signore di Pesaro. L’ondato d’azzurro e d’argento (bianco) è inquartato con: le penne d’oro (giallo) di struzzo, e un anello con all’interno il fiore del cardo, ambedue questi emblemi in campo rosso.
Tav. 2 – Cavalieri del papa
In primo piano il capitano dell’esercito della Chiesa Alfonso d’Aragona duca di Calabria, titolo tradizionale per gli eredi alla corona di Napoli di quel tempo. Sulla barda del cavallo inquarta le barre d’Aragona d’oro e di rosso con il campo d’argento alla croce potenziata di nero, emblema della Calabria. Dietro a quest’ultimo c’è un cavaliere del duca di Urbino Federico da Montefeltro, con sulla barda le imprese del suo signore: le fiamme di fuoco inquartate col monogramma FD scritto in caratteri gotici.
Tav.3 – Condottieri alleati a Firenze
Sono tre dei valorosi capitani fatti “prigioni”. In primo piano Galeotto Pico della Mirandola comandante del contingente veneziano con sulla bardatura il castello d’argento, uno degli emblemi dei Pico come ricorda il Ginanni nel suo “l’Arte del Blasone”. A destra Niccolò Correggio capitano di Ercole I d’Este, con la sua “arme parlante” della correggia (cintura) che deriva dal cognome della famiglia. A sinistra infine Rodolfo Gonzaga con l’impresa gonzaghesca del sole radiato.
Tav.4 – Combattimento di fanti
È il momento dell’attacco di sorpresa al campo fiorentino. Sulla sinistra i fanti di Firenze indossano calze-brache alla divisa sforzesca e scudi o rotelle con emblemi fiorentini. Sulla destra incalzano i fanti della lega papale con brache e rotelle con i colori rosso e giallo d’Aragona o bianco e nero della repubblica di Siena.
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