Questo capitolo in italiano è tratto del mio ultimo libro sulla battaglia di Pavia edito dalla Helion&co. https://helion.co.uk/product/the-italian-wars-volume-3/
Da recenti studi, approfonditi da Maurizio Arfaioli, si evince che la denominazione “bande nere” è un termine posteriore alla morte del loro condottiero, Giovanni Medici1. Infatti, tutti i cronisti contemporanei al personaggio non lo indicano come Giovanni delle bande nere ma come Giovanni de’ Medici. Marin Sanudo lo chiama Joannino de Medici o Zuan de Medici e i suoi uomini Jovannini. I cronisti: Giovio, Guicciardini e Guazzo lo chiamano Giovanni de’ Medici. I francesi Montluc e Du Bellay indicano: les compagnies du seigneur Jean de Medicis. Anche lo spagnolo Sandoval lo chiama Juanin de Medicis.
Per capire il motivo dell’epiteto “delle bande nere” dobbiamo andare a vedere la storia del personaggio. Nacque nel 1498 da Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici, detto il Popolano e Caterina Sforza, figlia illegittima del duca di Milano Galeazzo Maria e signora di Imola e Forlì. Il padre morì poco dopo la nascita di Giovanni, mentre la madre si spense nel 1509, dopo aver perso tutti i suoi domini. Giovanni venne affidato a Jacopo Salviati, ricchissimo fiorentino e alla moglie Lucrezia de’ Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. Fin dall’infanzia il ragazzo dimostrò un temperamento violento e incline alle risse. A stento controllato dal Salviati, nel 1511 venne bandito da Firenze per aver ucciso un suo coetaneo in una lite. Continuò questa vita violenta e viziosa fino a quando, grazie a Giuliano de Medici fratello di papa Leone X, entrò nella milizia pontificia nel 1514, dimostrando rapidamente la sua attitudine alle armi. Nel marzo 1516 era già al comando di 100 cavalieri nella prima guerra di Urbino al seguito di Lorenzo de’ Medici2, contro Francesco Maria della Rovere. Questa guerra fu il banco di prova per Giovanni che confermò anche la sua predisposizione al comando trasmettendo ai propri uomini disciplina e obbedienza. Ad alcuni storici italiani piace raccontare che il Medici, esaminava di persona i nuovi arruolati, ed erano condotti da lui anche gli addestramenti con le armi e i cavalli. Inoltre le promozioni o aumenti di paga venivano confermati solo dopo aver combattuto con lo stesso Giovanni o dopo aver vinto un avversario in torneo. Ovviamente vili e pigri venivano disonorati, a volte condannati a morte, e poteva succedere che le condanne a morte venissero eseguite direttamente dal Medici3.
Nel 1517 sposò la figlia del Salviati, Maria dalla quale ebbe il figlio Cosimo che poi divenne il primo Granduca di Toscana. Nel 1520 combatté nelle Marche contro dei nobili ribellatisi al papa e nel 1521, sempre per il papa, partecipò alla guerra contro i francesi tra le fila dell’esercito imperiale, distinguendosi a Vaprio con i suoi cavalleggeri4. Egli prediligeva la guerra di scaramucce, imboscate, attacchi rapidi con cavalleria leggera. Usava cavalli piccoli e leggeri, solitamente turchi e berberi. Come altri capitani aveva capito che l’epoca della cavalleria pesante era terminata ed essere più leggeri era un vantaggio . In genere comandava alcune centinaia di cavalieri e due o tre mila fanti, buona parte dei quali archibugieri.
Nel dicembre 1521 morì papa Leone X, secondo alcuni scrittori in quell’occasione Giovanni, che era suo parente, fece annerire le insegne a lutto, insegne che fino a quel momento erano a righe bianche e violette (See Plate G, Image 2). Per gli storici dell’ottocento divenne così Giovanni dalle Bande Nere. Lo chiamarono così lo storico Costantino Mini, in una biografia sul condottiero del 1851 e il francese Pierre Gauthiez, che pubblicò nel 1901 “Jean des Bandes Noires”5. Quest’ultima biografia è la meglio documentata, pubblicando oltre a lettere e documenti, anche inventari su oggetti, argenterie, armi e insegne di Giovanni. Ma Gauthiez lo chiamò erroneamente dalle Bande Nere basandosi principalmente sulle “Memoires” di Martin Du Bellay, il quale scrisse che quando Giovanni de Medici entrò a servizio dei francesi, nel marzo 1522, le sue insegne erano già nere per il lutto di papa Leone X6.
Il pubblico e la critica in Italia gradirono molto la pubblicazione di Gauthiez, tanto che anni dopo, con il crescere del nazionalismo in Italia e con il regime fascista, si ebbero nuove biografie tutte dal titolo “Giovanni dalle Bande Nere” scritte da Alessandro Antonio Monti nel 1928, da Ettore Allodoli nel 1929, dal Bravetta nel 1932 e da Carlotta Fratini nel 1936. In quel periodo, con la “moda” del colore nero, Giovanni divenne un eroe nazionale, l’ultimo dei capitani di ventura italiani. Esempio dell’italico valore contro le invasioni straniere della penisola. Divenne un’icona, considerato un “prefascista” del regime di Mussolini, il quale diede anche il suo nome ad un incrociatore leggero della Regia Marina, affondato nel 1942 da un sommergibile inglese. Nel dopoguerra la figura di Giovanni cadde in dimenticanza, ma continuò la popolarità dell’epiteto “delle Bande Nere” fino agli studi di Maurizio Arfaioli, che, a mio avviso, ha fatto luce sul vero appellativo e sulla livrea realmente indossata del capitano.
Ma ritorniamo alle gesta di Giovanni. Dal 1521 al 1526 cambiò bandiera molte volte e con una certa frequenza. Nel 1522, al soldo della Francia partecipò alla battaglia della Bicocca proteggendo la ritirata dei francesi, che lo avevano assoldato7. Nel gennaio 1524 passò tra le fila imperiali e riuscì a fermare 5.000 svizzeri calati dalla Valtellina, sconfiggendoli a Caprimo Bergamasco. A fine anno ritornò coi francesi e partecipò all’assedio di Pavia, ma venne ferito in una scaramuccia8. Portato a Piacenza per curarsi, non sarà alla battaglia di Pavia del 25 febbraio 1525, dove le sue truppe saranno completamente disfatte dagli imperiali. Ricostruita la sua compagnia, ritornò alle dipendenze della Chiesa, che nel 1526 con la lega di Cognac, questa volta, si alleò con la Francia contro l’Impero. Gli venne affidato il comando delle truppe pontificie ma agli ordini di Francesco della Rovere, capitano generale della Lega9. Nel novembre dello stesso anno 12.000 lanzichenecchi guidati da Georg von Frundsberg scesero in Lombardia in appoggio all’Impero. Giovanni attaccò la loro retroguardia a Governolo il 25 novembre, procurando molte perdite al nemico10, ma venne ferito da un colpo di falconetto alla stessa gamba colpita a Pavia. Morirà di cancrena il 29 novembre 1526.
Fu da tale momento, per il lutto, che la sua compagnia annerì le proprie insegne, prendendo il celebre appellativo “Delle Bande Nere”. La compagnia continuò il mestiere delle armi fino all’agosto 1528 quando, ad Aversa, fu obbligata alla resa dagli imperiali.
Ecco come le descrive il capitano francese Blaise de Monluc che le vide all’assedio di Napoli tra l’esercito francese di Lautrec: “..pour le dueil du seigneur Jean portoient les enseignes noires, et eux-mesmes alloient vestus de noir; aussi on les appelloit les Bandes Noires”that is “..per il lutto del signor Giovanni portavano le insegne nere, e loro stessi erano vestiti di nero; anche noi li chiamavamo Bande Nere”1.
Ma sicuramente il documento più accreditato che conferma questa ipotesi si trova nella prima biografia di Giovanni de’Medici, scritta da suo nipote Giovangirolamo de’Rossi2. Il manoscritto originale si trova alla Biblioteca Nazionale di Firenze3, ma è stato pubblicato nel 1833 a cura di Pompeo Litta, con il titolo: “ Vita di Giovanni de’ Medici: celebre capitano delle bande nere”.All’interno del libro il titolo originale del de’Rossi: “Vita del molto illustre e valoroso signor Giovanni de’ Medici”, da notare l’assenza della denominazione bande nere. Ma ecco il riferimento che ci interessa: “Lasciò un’ottima disciplina militare ai tempi nostri, e le fanterie che erano sotto di lui rimanendo gran tempo congiunte insieme, furono per l’impresa che portarono sempre dopo quella morte dette Bande Nere” that is “con la sua morte lasciò un’ottima disciplina ai soldati che, per molto tempo li tenne uniti, e con la sua morte iniziarono a portare la livrea che li chiamò Bande Nere”4. Altri e cronisti contemporanei parlano, delle insegne o degli abiti neri portati dalla compagnia dopo la morte di Giovanni nei loro scritti, come: Marco Guazzo, Filippo Nerli, Bernardo Segni, Benedetto Varchi e Scipione Ammirato5. Quest’ultimo scrisse una biografia su Giovanni Medici tratta dal manoscritto del de’Rossi.
Ma qual’era la vera divisa di Giovanni? Abbiamo già accennato ai suoi colori che erano bianco e violetto (porpora), come vengono citati da Gauthiez, ed ecco il testo originale da una lettera del 9 agosto 1517 dello stesso Giovanni al piovano Francesco Fortunati6. In questa missiva il capitano chiedeva di avere una bandiera così fatta: “Salve, Domine mi. Harei desiderio che mi facesti fare una bandiera di taffectà biancho et paghonazo a liste” that is “ Salve signor mio, desidererei che mi facesti fare una bandiera di taffetà bianco e paonazzo a liste”7. In un’altra lettera datata 13 agosto 1517 la risposta del Fortunati: “Illustrissime domine unice. Mando alla S. V. per Giovanfrancesco suo cancelliere ducati cento d’oro in oro larghi, e la bandiera a liste a sua divisa,..” that is “ Illustre unico signore. Mando alla Signoria Vostra tramite Giovan Francesco8 vostro cancelliere 100 ducati d’oro in oro larghi9 e la bandiera a liste a vostra livrea”10. Il Fortunati conferma che si tratta proprio della livrea di Giovanni (See Plate G, Image 2).
Interessante una lettera datata 22 dicembre 1520 del Medici indirizzata a Francesco Suasio11 nella quale il capitano ordina la bastonatura di un certo Giovanni dello Stuffa, da parte di 20 suoi cavalleggeri. Giovanni raccomanda al Suasio che i cavalieri, in maggioranza albanesi, non vengano riconosciuti nell’azione. Per questo non devono portare la sua livrea. Nello scritto non si spiega cosa abbia fatto lo Stuffa per meritarsi il picchiaggio. Comunque si evince l’uso della livrea di Giovanni per tutti i suoi cavalieri, anche albanesi12.
La divisa non era portata solo da soldati e cavalieri ma anche dai muli. In un inventario di cose portate da Giovanni a Roma nel 1512, pubblicato dal Gauthiez, troviamo anche le coperte dei muli. Queste erano: “due coperte da muli di panno a liste paonazze13, bianche e verdi con le frange di casa”. Inoltre nella lista troviamo anche tendaggi da letto in taffettà paonazzo e bertino14 e coperte sempre per il letto in damasco paonazzo e bertino 15.
In altre liste pubblicate dagli storici, liste di oggetti, di vestiti ed armi posseduti da Giovanni, troviamo spesso lo stemma Medici delle palle su sopravvesti e celate. Ma troviamo anche lo stemma Sforza-Riario, cioè quello della madre Caterina Sforza e quello di Girolamo Riario, primo marito di Caterina16.
Nostra ricostruzione dei fanti di Giovanni de’ Medici a Pavia (figura 1).
1B. Monluc, Commentaires et lettres, Paris 1864, tomo I, pp. 89-91. All’assedio di Napoli le Bande Nere erano guidate da Orazio Baglioni.
2Giovangirolamo era figlio di Bianca Riario, sorellastra di Giovanni.
3 Biblioteca Nazionale di Firenze, Mss., II.I.174, cc. 1r-36r.
4 G. Girolamo Rossi, Vita di Giovanni de’ Medici: celebre capitano delle bande nere, Milano 1833, p. 48.
5 M. Guazzo, Historie ,Venezia 1549, p. 44v; F. Nerli, Commentari dei fatti civili occorsi dentro la città di Firenze , in Augusta 1728, p. 145; B. Segni, Istorie Fiorentine dall’anno 1527 al 1555, Firenze 1857,p. 20; B. Varchi, Storia Fiorentina ,Torino 1832, vol. 1., p. 92; S. Ammirato, cit. p. 201.
6 Piovano o pievano era un sacerdote rettore di una pieve.
7P. Gauthiez, Nuovi documenti intorno a Giovanni de’ Medici detto delle bande nere, in Archivio storico italiano, quinta serie, tomo XXX, Firenze 1902, p. 93.
8 Francesco degli Albizzi era amministratore dei beni di Giovanni.
9Erano ducati più sottili e valevano di più.
10F. Moisè, Lettere inedite e testamento di Giovanni de’ Medici detto delle bande nere, in Archivio Storico Italiano, Tomo VII°, Parte 1, Firenze 1858, p. 32.
11Francesco Suasio era un altro amministratore.
12F. Moisè, cit. p. 20.
13Violetto.
14Colore bigio cioè grigiastro.
15P. Gauthiez, cit. pp. 79-81. La livrea descritta era violetto, bianco e verde, colori che ricordano il bianco, rosso e verde portati come divisa da Lorenzo il Magnifico e altri esponenti della famiglia Medici come il papa Leone X. In seguito abbiamo visto che Giovanni abbandonerà il verde portando solo il bianco e il violetto.
16Giovanni delle Bande Nere a cura di Mario Scalini, Banca Toscana 2001, pp. 188-189.
1 M. Arfaioli, Medici, Giovanni de’ in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 73, 2009; M. Arfaioli, The Black Bands of Giovanni: infantry and diplomacy during the Italian wars (1526-1528), Pisa 2005.
2Lorenzo de’ Medici era figlio di Pietro de’ Medici, primogenito di Lorenzo il Magnifico.
3C. Rendina, I capitani di ventura, Newton & Compton editori, 1999, pp. 259-268.
4M. Sanudo, I Diarii, Venezia 1891, tomo XXI, col. 330: Giovanni aveva con lui 50 lance e 160 cavalli leggeri.
5C. Mini, La Vita e le Gesta di Giovanni de Medici o Storia delle Bande Nere e dei celebri Capitani che vi militarono, Firenze 1851; P. Gauthiez, Jean des Bandes Noires, Paris 1901.
6M. Du Bellay, Memoires, La Rochelle 1573, p. 116. Costantino Mini invece non cita nel suo libro la fonte da cui ha attinto l’epiteto delle bande nere.
7M. Sanudo, I Diarii, Venezia 1892, tomo XXIII, col. 125: con i francesi Giovanni aveva 40 uomini d’arme, 200 cavalli leggeri e 2.000 fanti.
8Secondo l’Ammirato Giovanni sotto Pavia aveva 400 cavalli leggeri e 4.000 fanti, vedi: S. Ammirato, Opuscoli, tomo III, Firenze 1639, p. 193.
9Ancora secondo l’Ammirato Giovanni con il Papa aveva 100 uomini d’arme, 200 cavalli leggeri e 4.000 fanti, vedi S. Ammirato, cit. p. 198.
10Il Sanudo pubblica una lettera nella quale si dice che i lanzi ebbero a Governolo 500 morti contro 50 degli uomini di Giovanni, in un’altra i lanzi ebbero 200 morti e gli italiani 60. Vedi: M. Sanudo, I Diarii, Venezia 1895, tomo XLIII, coll. 327, 330.
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